Piccola Amy

 

E così alla fine non ce l’ha fatta.

Se l’è portata via una macchina in corsa, che forse nemmeno si è accorta che quella cosina nera non era un dosso, ma un animale. Si è trascinata fino nel parcheggio cone le sue forze. Piangeva quando l’abbiamo presa, tremava, non si muoveva. Non capiva cosa le fosse successo. “Come se le fosse esplosa una granata nel petto” ci hanno detto dopo l’operazione. E lei li, che non poteva fare più niente. E quando ha superato il primo passo, passavano i giorni, speravamo, incrociavamo dita. Ma lo sapevamo, quegli occhi verdi venerdi non brillavano. “Non si lamenta più tanto” ci avevano detto. E noi stupidi umani non abbiamo capito che stava sfogliando le sue sette vite, che non ce la faceva più, che non riusciva a lottare. Non ha ripreso a mangiare. Si è lasciata andare… che scema, io gliel’avevo detto più volte “Sta a te ora, piccola mia, mi raccomando, devi lottare, non arrenderti…” ma lei cocciuta fino alla fine…

E poi la telefonata che non volevo arrivasse. Continua a risuonarmi nelle orecchie.

Amorina mia, mi manchi.

Primavera.

O meglio pulizie di primavera.

Non lo so se sono tornata. Non voglio trasformare questo blog nella pagina dei miei sfoghi personali. Credo lo dedicherò all’esserino che ora miagola e sgambetta per casa e che mi ha smerdato stanotte…

Ma forse anche il fatto di aver riattivato un paio di foto servirà a scuotere la mia pigrizia.

Lunedi cambio lavoro.